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Dall’esame di alcune fattispecie, legislativamente previste o risultanti dal potere creativo dell’autonomia privata, è dato registrare delle «anomalie», rispetto allo schema tradizionale del pegno e alla sua disciplina.
A fronte di questa situazione, giurisprudenza e dottrina trovano difficoltà interpretative e ricostruttive nel delineare le note funzionali e strutturali delle fattispecie «anomale» di pegno e nell’assegnare alle stesse una collocazione nel quadro delle garanzie.
Insieme ai dubbi legati all’ammissibilità di alcune fattispecie — lacui connotazione morfologica solleva sul piano dogmatico il problema della riconducibilità delle stesse allo schema del pegno — si presentano, inoltre, quelli, sul piano interpretativo strettamente conseguenziali, derivanti dalla necessità di rinvenire la disciplina applicabile alle singole fattispecie.
L’interprete è dunque chiamato a ricostruire le varie figure nel quadro del sistema.
La riflessione su questi temi costituisce l’oggetto della presente indagine, volta ad approfondire l’analisi della funzione e della struttura delle fattispecie «anomale» di pegno e dei loro riflessi sul piano dell’opponibilità.
Roma, febbraio 1990